Il problema
Nelle PMI vi sono ancora molte resistenze all’introduzione del controllo di gestione.
Secondo l’adagio che “tutti sono per il cambiamento, ma nessuno vuole cambiare” tutti accoglieranno bene il controllo di gestione, ma solo fino al momento in cui avranno il sospetto che possa turbare in qualche modo la propria zona di confort: è allora che cominceranno i distinguo e le perplessità.
Le resistenze dell’imprenditore
La prima resistenza spesso avviene da parte dello stesso imprenditore. Prima del controllo di gestione l’imprenditore effettuava le proprie scelte fidandosi del proprio intuito. Visto dove è arrivato fino ad oggi, sicuramente la maggior parte delle sue scelte sono state corrette e il proprio intuito giusto.
Ecco quindi una sorta di scetticismo verso un sistema che lo orienta verso scelte che lui, inconsciamente, ritiene comunque di avere sempre indovinato.
Relativamente all’analisi dei costi, per esempio, egli ha già in mente il costo dei vari prodotti: se il sistema lo conferma, inconsciamente, penserà che il lavoro è stato inutile. Se il sistema fornirà dati differenti da quelli che lui ha in mente, sempre inconsciamente, penserà che non sono corretti.
Le resistenze dell’amministrazione
Chi opera nell’amministrazione inconsciamente ritiene sufficienti i report di bilancio ciclicamente proposti. La richiesta di ulteriore reportistica con l’inserimento del controllo di gestione è vissuta quasi come una sconfessione, da parte dell’imprenditore, della sufficienza delle informazioni fino ad ora fornite dall’amministrazione.
Nello scetticismo dell’amministrazione gioca inoltre un altro fattore. Il mondo della contabilità generale, è il mondo dell’esatto, del preciso, del dato decimale. Il mondo del controllo di gestione rende perplesso chi opera in amministrazione, che dubita si possa leggere un’intera azienda con la stessa precisione. Chi lavora nell’amministrazione non può accettare inconsciamente il fatto che nel controllo di gestione un dato sia preciso pur essendo approssimato, perché la precisione per lui è una sola, quella del decimale.
Le resistenze delle persone
Le risorse umane dell’azienda a loro volta porranno resistenze, palesi o sotterranee, all’introduzione del controllo di gestione. Una prima motivazione è il timore di essere controllati. In effetti qualunque sia il loro ruolo, il controllo di gestione porta questi soggetti ad essere controllati. Se ci pensiamo il comportamento di molti è assolutamente razionale: fino ad oggi hanno lavorato, anche bene e con ottimi risultati, ma senza controllo e senza obiettivi.
Altro motivo di resistenza è causato dal timore di un maggior lavoro da svolgere, soprattutto di tipo burocratico. Persone molto prese dal lavoro, che realizzano anche notevoli risultati quantitativi, possono accogliere negativamente l’idea di impegnare tempo per mostrare ad altri il lavoro che hanno fatto. C’è insomma un timore generalizzato di dover condividere informazioni, ansie, obiettivi, competenze, ritenendo sufficiente il fatto che un lavoro venga quantitativamente svolto e che la filiera dei processi aziendali non si interrompa, mentre tutto il resto si considera una mera perdita di tempo.
Le resistenze dei fornitori
Anche i fornitori potrebbero porre resistenza al controllo di gestione aziendale. Nella misura in cui siano coinvolti, anche per loro vi potrebbe essere il timore, spesso giustificato, di uscire dalla zona di confort. Se in azienda si comincia a ragionare per centri di responsabilità, soggetti proprietari dei costi, rispetto dei budget etc. forse qualcuno potrebbe andare a chiedere spiegazione sul perché di certi costi, potrebbe cominciare a guardarsi intorno nel ricercare soluzioni più economiche, a contestare sovrapprezzi o varianti alle commesse, a tenere, in sostanza, le briglie più strette.
Le resistenze degli informatici
Gli informatici interni potranno vedere nell’introduzione del controllo di gestione un aumento rilevante del proprio lavoro, ma anche un modo per testare le loro capacità.
Gli informatici esterni non faranno resistenza se i nuovi pacchetti software e le ore di lavoro correlate saranno richieste a loro e in quel caso apriranno praterie di disponibilità. Ma se la scelta dovesse ricadere su altri, ecco rientrare le resistenze, le eccezioni, quel muro di gomma tendente a fare emergere la circostanza che si è sbagliato a non affidare a loro anche quel progetto.
Le resistenze degli utilizzatori
Un controllo di gestione efficace dovrebbe servire a molti attori all’interno dell’azienda. Ma questi attori sono contenti e collaborativi solo fino a quando quello che leggono li premia, conferma i risultati che essi si attendono e non mette in dubbio le loro azioni.
Pensiamo all’imprenditore che vede i risultati negativi del proprio figlio o del proprio protetto. Ancora l’imprenditore che vede i risultati negativi del settore, del prodotto o dell’area aziendale che ha fortemente voluto e difeso: inconsciamente sarà portato a mettere in dubbio il sistema, i metodi, l’impegno profuso e il risultato ottenuto. In ogni caso il confronto dei risultati con le proprie scelte porta l’imprenditore fuori dalla zona di confort, stimolandole sue resistenze.
Ancora più forti saranno le resistenze di coloro ai quali vengono presentati i propri negativi risultati, il mancato raggiungimento dei propri obiettivi, il conseguimento di performance non soddisfacenti.